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Editoria contemporanea: business digitale o cartaceo?

L’editoria contemporanea è caratterizzata da moltissimi lati business della comunicazione. Con l’avvento dell’era digitale i supporti si sono moltiplicati esponenzialmente, e anche l’editoria si è dovuta adattare. Schermi grandi, piccoli, 4:3 o 16/9, i telefoni e i tablet, chi li usa in verticale e chi in orizzontale, Kindle in crisi, e via discorrendo.

Cosa ha comportato realmente questo progressivo ma violento inserimento tecnologico in un settore, almeno in Italia, considerato ancora quasi totalmente analogico? Avevamo già aperto una parentesi parlando del design di copertina in questo articolo, e delle problematiche che i designer erano stati chiamati ad affrontare, ma le complicanze non si fermano.

Le nostre parole si basano su esperienze professionali dirette e ricerche nel settore, se avete informazioni da aggiungere, che possano completare quanto descritto, vi invitiamo a commentare il relativo post su Facebook, o semplicemente lasciare un post con il quale aprire un fruttuoso dibattito.

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Business editoriale

Parliamo di case editrici minori, dato che la nostra esperienza esula dai grandi colossi dell’editoria italiana. Il formato digitale viene spesso proposto agli autori esordienti, ma quasi mai è un’opzione obbligatoria, consigliata o incentivata. I contratti editoriali standard prevedono quasi sempre una parte aggiuntiva e separata in merito alla pubblicazione digitale. Come mai? Molte piccole case editrici nemmeno danno la possibilità di affrontare la pubblicazione digitale, e qualcuno si chiede: è plausibile nel 2017 non considerare questo tipo di lato dell’editoria contemporanea?

Numeri

Per capire appieno questa tendenza dobbiamo leggere i numeri e cercare di comprendere l’andamento del business. Ovviamente non possiamo permetterci di affrontare un’analisi del mercato, pertanto sarà fondamentale andare alla ricerca di dati reali, realistici e tangibili, al fine di farci un’idea sulle tendenze del mercato editoriale future.

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Stati Uniti e resto del mondo

Parliamo di States, dove è ambientato Westville, e del resto del mondo.

Attualmente gli Stati Uniti sono alla posizione numero 23 per ore di lettura spese durante la settimana dai consumatori di libri, una posizione sopra noi italiani, che mediamente ci dilettiamo nella lettura appena 5 ore e 36 minuti sui 7 giorni. I paesi asiatici, soprattutto del sud-est, danno prova di essere i maggior consumatori di libri, con paesi come India, Thailandia, China e Filippine, dove le ore settimanali dedicate alla lettura sono mediamente alte, dalle 7 alle 11 ore. Sei paesi europei alle prime posizioni, nelle quali troviamo Repubblica Ceca, Russia e Svezia. I dati sono raccolti nella NOP World Culture Score, una ricerca che si occupa di valutare la cultura e il grado di interessamento alla stessa in tutto il mondo. Qui la pagina ufficiale, dove sono presenti anche altri dati relativi alle ore spese nella lettura su internet, o a guardare la tv.

Ci teniamo però a precisare che questo dato non indica il grado di cultura distribuito nei suddetti paesi. Infatti un articolo contemporaneo del The Guardian ha mostrato i risultati di una ricerca inglese sui paesi con il maggior grado di cultura. Lo scopo della ricerca è quella di valutare i paesi in cui vengono maggiormente valorizzate le attività culturali legate all’istruzione e all’insegnamento. I paesi nordici, capitanati da Finlandia, Norvegia e Islanda, hanno dimostrato di voler investire sulla cultura più di chiunque altro. L’Italia non compare nelle prime dieci posizioni.

Editoria contemporanea: digitale o cartacea?

Abbiamo quindi un quadro esaustivo sull’interessamento letterario del mondo, ma è realistico? Basti pensare che i più grandi scrittori contemporanei, e il più imponente business letterario, vengono dallo stesso paese di lettori che spendono appena 5 ore a settimana circa nella lettura. A questo punto ci domandiamo: il vero business è digitale o cartaceo? Il motivo di quest’indagine risiede nella curiosità di capire se l’editoria, e soprattutto il pubblico, ritengono la lettura un’intrattenimento moderno, o se questo viene rilegato in quei passatempi datati, destinati a scomparire con il passaggio delle generazioni.

Torniamo nel nostro Bel Paese. Secondo un’indagine ISTAT del 2015, la più recente recuperabile, appena l’8,2% della popolazione italiana legge libri su supporti digitali. Anche negli States non troviamo cifre più rincuoranti, con poco più del 20%, calato del 50% circa rispetto l’anno precedente, secondo il New York Times, il business dell’e-book non si può considerare solido.

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Bisogna spaventarsi?

Ci sono i fermi sostenitori della carta stampata, una tradizione che, secondo alcuni, non può e non deve morire, mentre altri si sono totalmente scostati del libro tradizionale preferendo il supporto digitale. Quindi l’editoria contemporanea da chi viene rappresentata?

Attualmente i numeri parlano chiaro, vedendo il cartaceo ancora come mezzo di lettura preferito dalla maggior parte dei lettori. Westville è uscito in digitale da pochissimo (qui), e speriamo di farci presto un’idea sulle preferenze dei nostri lettori. La nostra opinione è ancora incerta, e rispecchia molto le pagine del nostro romanzo: subiamo il fascino della tradizione, del rapporto analogico nei confronti della vita, ma non siamo insensibili alle tematiche ambientali e tecnologiche.