Il braccio violento della legge: il noir cambia pelle
Nuovo appuntamento cinematografrico del blog di Westville. Prosegue la carrellata di pellicole che hanno cambiato la storia del noir sul grande schermo. Dopo il cupo e affascinante Bullitt, ora è il turno de Il braccio violento della legge (titolo originale The French Connection), uscito nelle sale nel 1971.
Nuova Hollywood
Il celebre regista statunitense William Friedkin è indubbiamente passato alla storia per essere stato il regista de L’esorcista, uno dei più controversi e leggendari successi dell’intera storia del cinema. Tuttavia, Friedkin aveva già guadagnato un meritatissimo Oscar due anni prima, nel 1971, grazie al controverso Il braccio violento della legge. Un film che ha cambiato la storia del cinema, contribuendo alla nascita di quel movimento, chiamato “Nuova Hollywood”, che ha rappresentato forse l’apice assoluto del cinema d’oltreoceano per numero di capolavori prodotti in un periodo di tempo relativamente limitato. Rimanendo però in tema puramente noir, Il braccio violento della legge ha proseguito quell’opera di rinnovamento del genere, iniziata proprio con Bullitt. Pellicole seminali, che hanno contribuito in maniera sostanziale a traghettare il noir verso la sua dimensione definitiva.
Il Braccio violento della legge
Jimmy Doyle (Gene Hackman) e Buddy Russo (Roy Scheider) sono due investigatori della Narcotici di New York. Due uomini dalla vita sregolata e solitaria. Due poliziotti dediti al lavoro, caratterizzati da metodi violenti e senza scrupoli. Dopo il fallimento di alcune operazioni, diversi indizi portano verso una grossa spedizione di droga proveniente da Marsiglia. Un traffico internazionale di droga gestito da un misterioso e benestante francese di nome Alain Charnier (Fernando Rey). Le indagini proseguono con difficoltà tra pedinamenti e false piste, fino ad assumere i contorni di una vera e propria ossessione. Il caso viene riassegnato, ma i due investigatori proseguono le indagini in solitaria. La svolta sembra arrivare con l’approdo al porto di New York di una nave proveniente dalla Francia. A bordo, un’auto carica di eroina. Seguono appostamenti, leggendari inseguimenti, retate, fino alla resa dei conti. L’epilogo sarà però amaro e sotto certi aspetti fallimentare.
Innovativo
Basato sulla storia vera di un effettivo maxi sequestro di eroina nell’ambito di un traffico internazionale, Il braccio violento della legge è un film rivoluzionario per linguaggio, contenuti e tecniche di montaggio. La differenza tra buoni e cattivi, seppur sempre chiara per tutta la durata del film, si assottiglia notevolmente. Charnier è un trafficante di droga gentiluomo, raffinato e colto. Doyle è un donnaiolo incallito. Un solitario misantropo. Un poliziotto irascibile e violento. Un anticonformista in perenne scontro con i suoi superiori. La New York descritta nelle sequenze del film è una città pericolosa, fredda, drogata, malfamata e desolante. Il setting diventa quindi reale e pulsante, e non più metaforico. Il finale amaro capovolge tutti i clichè del genere, introducendo nuove vie di interpretazione del noir, che qui raggiunge livelli assolutamente contemporanei per critica alla società, atmosfere e multidimensionalità dei personaggi.
Hackman da Oscar
Il braccio violento della legge brilla in primis per un’interpretazione magistrale di tutto il cast. Su tutti, un superlativo Gene Hackman, non a caso premiato con l’Oscar come miglior attore protagonista. Ma i meriti non sono solamente suoi. Roy Scheider (protagonista quattro anni dopo del leggendario Lo squalo) è una spalla perfetta per gli istrionismi di Hackman. Infine, lo spagnolo Fernando Rey emana una classe e un’eleganza tipicamente europee, che aggiungono fascino e inconsuetudine al suo personaggio.
Azione e tensione
Friedkin ha saputo coniugare massicce iniezioni di azione con la tensione e l’immobilità delle sequenze degli appostamenti. Scene nelle quali lo scorrere del tempo e la spossatezza dei protagonisti bucano lo schermo penetrando a fondo nell’osservatore. Travolgente la lunga sequenza in cui Hackman percorre Brooklyn a tutta velocità a bordo di una Pontiac, all’inseguimento di un convoglio sopraelevato nel quale si nasconde un sicario in fuga. Una delle car chase più famose e realistiche della storia del cinema.
Il regista è stato inoltre abile nel delineare i protagonisti, in tutti i loro turbamenti e contraddizioni. I poliziotti non sono più immacolati paladini della legge, ma uomini dalla morale dubbia, il cui senso della giustizia rasenta i limiti della legge stessa. Grazie a Il braccio violento della legge il poliziesco è diventato violento, spietato, estenuante e amaro. In una sola parola: credibile.