Jessica Jones 2 – la vera svolta neo noir della serie Marvel-Netflix
Jessica Jones 2 è “semplicemente” avvincente.
Sembra vago e poco incisivo come commento, ma è davvero il punto. Con la quantità di prodotti per lo streaming che attualmente vengono sfornati, sempre più spesso s’incappa in storie inconcludenti. Le serie vengono tagliate a metà senza vergogna. Molte sono anche le serie carenti di minuzia nell’intreccio. Con questa seconda stagione, Marvel e Netflix danno un altro giro alla vite. Si dimostrano entrambe preparate a prendere l’eredità della prima stagione, e ampliare l’universo dei Defenders.
Il punto è che Jessica Jones 2 si distacca in parte dal filtro patinato del cinecomic. Ma è un prodotto che va analizzato sotto diversi punti di vista. Insomma, una seconda stagione che si avvicina maggiormente all’immaginario noir moderno.
Krysten Ritter
Questa volta dobbiamo spendere una parola in più sull’attrice protagonista. Rispetto all’articolo che parlava della prima serie, qualcosa di significativo è successo nella vita della Ritter. Nel mese di Marzo di quest’anno infatti è stato pubblicato Il grande fuoco. Edito da Sperling & Kupfer il romanzo di Krysten Ritter – che non abbiamo ancora letto – si presenta come un intricato triller, con diverse sfumature, dal giallo al nero, passando per il drama psicologico e legale.
Promettendo di leggerlo al più presto, non possiamo che essere contenti che una giovane attrice, produttrice, doppiatrice carismatica e talentuosa abbia da offrire la sua creatività anche nel campo della scrittura.
Jessica Jones 2 è un Noir
Si, lo è. Il background della serie è un voluto cliché nel quale l’intreccio viene sapientemente adattato. Krysten Ritter torna magistralmente nella parte della detective privata Jessica, approfondendo un personaggio che già nella prima serie aveva dimostrato spessore. Da vittima di abusi, a solitaria e problematica professionista alla ricerca del suo passato. Se affogare l’amarezza della propria vita nel whiskey è il più antico e classico dei leitmotive del cinema e della letteratura noir, l’intreccio della serie dimostra più modernità e attualità. Va detto che sono molti i personaggi che girano attorno alla vicenda principale, e quindi sono davvero innumerevoli le tematiche proposte. Il lato noir del prodotto non è solo nel personaggio di Jessica, ma nella violenza con cui vengono proposti spunti di riflessione delicati: dalla fiducia alla malattia, dall’abuso all’omicidio. Il tutto perfettamente inserito in un contesto attuale e urbano.
Se la Ritter dimostra di conoscere – e apprezzare – il lato noir di questa serie, la produzione non lascia certo al caso i riferimenti a certe tematiche.
Come nella prima serie, la maggior parte delle persone impiegate nella produzione di questa serie sono donne. Se nella prima serie era palese questa componente, nella seconda lo è ancor di più tanto da arrivare a risultare quasi una provocazione. Poteva essere un disastro, da marchetta, per attirare più pubblico femminile verso il mondo Marvel. Invece il risultato è convincente e profondo. Indice del fatto che la Rosenberg come ideatrice e showrunner del programma è abile nel bilanciare elementi della storia con critiche sociali a un mondo evidentemente maschilista e fallocratico. Il risultato è una commistione piacevole di spunti di riflessione e scene avvincenti. Non tutte le donne della serie sono personaggi positivi. Anzi, la stessa Jessica, malgrado sia vittima essa stessa degli episodi sgradevoli che la vita ci propone (morte di familiari, disagio, tragedie giovanili, ecc.) è un cattivo esempio. Alcuni personaggi sono mossi da buoni ideali, ma vanno contro l’abitudinaria morale Marvel: non uccidere. Se a farlo è un personaggio che siamo abituati a considerarlo nella fazione dei buoni, il messaggio risulta ambiguo, e lascia spazio allo spettatore di ragionare sull’argomento. Ottimo lavoro!
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Accoglienza è critica
Con una media positiva, la seconda stagione non riesce comunque ad eguagliare il successo della prima. Statisticamente è quasi matematico.
Quello che mi fa specie è leggere alcune voci autorevoli, come la CNN criticare la serie per la lentezza. Lo stesso autore dell’articolo ammette l’appeal noir della serie, ma lamenta una mancanza di ritmo nella vicenda. Davvero bizzarra l’idea di cercare ritmo e azione in un prodotto noir, quando la cosa che più ci interessa è vivere una continua sensazione di disagio. Essere colpiti dai dialoghi, dalle immagini, anche statiche e ricercare una forma di denuncia, più che di muscoli, effetti speciali e ritmo. La seconda stagione di Jessica Jones racconta una storia di disagio e difficoltà. I rapporti tra i personaggi sono mutevoli. Amici che diventano nemici, alleanze improbabili e cambi di posizione repentini. Il ritmo c’è, ma in un altro senso.
Jassica Jones 2 e la musica
Questa seconda stagione ha visto Sean Callery riconfermarsi giustamente alle musiche e all’audio. Se il lavoro sulla prima stagione era stato ottimo, in questa seconda Callery pesca sapientemente le atmosfere dai classici del cinema. Nelle musiche di Jessica Jones 2 c’è il jazz di genere, miscelate all’arte del compositore americano, abile a ricreare suoni ed effetti con articolate lavorazioni digitali. Una chicca piacevole che completa un ottimo prodotto.
Vittorio Bottini