The Sinner e l’evoluzione delle serie crime
L’impossibilità di uscire da casa, frequentare gli amici e vivere l’esistenza secondo le mie consuete abitudini ha contribuito ad aumentare esponenzialmente il numero di romanzi letti e di ore trascorse davanti allo schermo del computer ogni settimana. Una vera abbuffata di libri, film e serie TV.
Essendomi trovato ben presto a corto di produzioni interessanti che potessero solleticare il mio gusto, ho chiesto al mio socio, il buon Bottini, un consiglio cinematografico che potesse soddisfarmi. Vittorio è come me un grande appassionato di cinema, ma a differenza del sottoscritto – relegato spesso a una conoscenza amarcord del cinema e deficitario sulle produzioni più recenti, nonché parzialmente ignorante sugli aspetti più tecnici di questa forma d’arte – è sempre aggiornato sulle nuove uscite e può vantare una conoscenza molto approfondita di tutti i generi esistenti.
Conoscendo bene i miei gusti, la sua risposta alla mia domanda è stata immediata: “Se non l’hai ancora fatto, guarda The Sinner”.
Detto, fatto.
The Sinner: mistero, thriller, psicologia
Nata nel 2017 come trasposizione dell’omonimo romanzo della scrittrice tedesca Petra Hammesfahr, The Sinner ha raccolto un consenso unanime da parte di pubblico e critica, diventando ben presto una serie antologica. Ogni stagione vede infatti il detective Harry Ambrose, il bravissimo Bill Pullman, impegnato a indagare su caso apparentemente semplice, che nasconde però sviluppi inaspettati e sorprendenti.
Cora
La prima stagione si apre con l’apparentemente inspiegabile assassinio di un giovane da parte di Cora (una bellissima, algida e brava Jessica Biel). L’omicidio avviene in pieno giorno, sulle rive di un lago affollato di turisti. Una tranquilla giornata di relax con marito e figlioletto si trasforma in una mattanza: senza motivo apparente, Cora pugnala ripetutamente un uomo sconosciuto, sotto gli occhi atterriti della sua famiglia e dei bagnanti presenti sulla spiaggia. L’arresto e la successiva confessione dell’omicidio chiudono, di fatto, il caso, condannando Cora a una molto probabile lunga pena detentiva.
Il detective Harry Ambrose, assegnato al caso, vuole sapere il motivo che ha spinto Cora a commettere un omicidio apparentemente casuale. Le indagini andranno a scoperchiare un vaso di pandora contenente tutti i traumi del passato di Cora, tra ricordi d’infanzia in una famiglia ai limiti del fanatismo religioso, dubbie frequentazioni, ed esperienze con le droghe. Il finale è inaspettato, sorprendente e assolutamente imprevedibile. Lascio ora la parola (o meglio, la tastiera) al mio socio Vittorio, per alcune considerazioni tecniche su quanto scritto fino ad ora.
The Sinner e il noir
Non si può negare che l’evoluzione della settima arte stia portando le produzioni americane, ma non solo, a un nuovo livello comunicativo. Un lungo e infinito percorso in cui linguaggi e tecnologie progrediscono di pari passo, in una potente sinergia di creatività e narrazione. L’esempio più lampante, a mio parere, è stato la serie antologica True Detective, che ha saputo rimescolare le carte e dare nuova linfa alle produzioni noir e poliziesche. Produzioni curate, sia dal punto di vista estetico, che contenutisco. Mentre la fotografia si pulisce, le inquadrature si affinano e gli attori studiano i personaggi per trasformarsi negli stessi, anziché piegarli al personale marchio di fabbrica. Le storie entrano nel profondo della psiche umana, sfoggiando protagonisti e antagonisti complessi e sfaccettati.
Non più mere storie di crimini ma indagini sulla natura umana, con antieroi protagonisti che devono lottare contro menti criminali, ma anche contro loro stessi.
Julian
Harry Ambrose incarna questo tipo di protagonista: turbato e tormentato dalla propria dipendenza dal dolore e dall’umiliazione nel privato, già evidente nella prima stagione, ma al contempo mite e professionale. Ambrose vive il suo lavoro con distaccato interesse, almeno finché non si trova nella situazione di dover tornare al suo paese natale, Keller, a nord dello stato di New York, per seguire un complicato caso di omicidio. Il detective si trova quindi a far luce su un inquietante episodio, il cui artefice pare essere un giovane ragazzino di nome Julian, che manifesta evidenti problemi relazionali. Una serie di scioccanti scoperte porterà alla luce un complesso e intricato intreccio di menzogne e fanatismo, tema abbastanza radicato e ricorrente all’interno dell’universo di The Sinner.
Degne di nota, la splendida performance di Bill Pullman nei panni del detective Harry Ambrose; l’interpretazione di Elisha Elings, il giovane interprete di Julian; e il lavoro di Carrie Coon, meritevole di aver interpretato un personaggio chiave, dalle moleplici sfaccettature.
Con una trama inedita, una produzione raffinata dal punto di vista tecnico e narrativo, e profondi temi sociali, questa stagione si è dimostrata superiore anche alla prima, portando quindi The Sinner ad essere prodotta per una terza stagione, in onda attualmente su Sky.
Non si può affermare che The Sinner non sia l’ennesimo esempio di come il processo produttivo delle serie stia volgendo il suo sguardo alla grande sete di qualità del pubblico. La prima serie è stata infatti la più vista del 2017 delle tv via cavo, e la seconda serie ha surclassato la prima con un punteggio della critica davvero vertiginoso (97% secondo Rotten Tomatoes). Un altro passo verso la consacrazione del genere crime, che attinge dal noir tutto il suo lato più artistico e sviluppa ormai nelle serie tutto il suo potenziale.
Alberto Staiz
Vittorio Bottini
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